Questioni.

Cari Amici Lettori,

È sempre così difficile distinguere l'idea dalla realtà. 

Perché le si dà così tanto peso.
Perché il resto passa sempre in secondo piano. 
Perché si trasforma la realtà che di per sé è insignificante, in quell'idealizzazione di un momento felice.
Perché si cerca sempre di dare un nome alla dedizione, alle cose, ai tormenti e alle carezze.
Si desidera sempre quel qualcuno che accenda la luce. 
E che infranga la solitudine. 

E la sera mi ripeto che certi sentimenti vanno solo ascoltati meglio. 
Che si può amare e si può anche odiare. 
Che si può stare fermi e si può anche rischiare.

Ma quanto è azzardato questo rischio?

Io, me e me stessa, siamo abituati a dubitare.
Perché forse fare un passo indietro è meglio che cadere.
E che si, la prudenza può difenderci dalla disillusione.
Abituati a non fare finta che tutto sia normale o giusto o come deve andare. 
Perché se le cose accadono, o non accadono, c'è sempre un motivo.
Si può credere di amare un'idea, nebulosa e indefinita, poco limpida. 
Si può credere di desiderare quello che non è. 
Uno spazio di immaginario idealizzato.
Ci si convince così tanto di volerlo che, quasi, sembra animarsi.

Ma poi bisogna fare i conti con la delusione. 
Con la durezza dello stomaco, con l'agire intorpidito.
Con le labbra serrate e gli occhi un po' spenti.
Anche se poi mi dico che il vero pericolo non è soffrire, ma smettere di sentire.  
Sogni e realtà esistono entrambi. 
In certi momenti, l'uno prevale sull'altro. 
Vivere di soli sogni significa isolarsi.
Vivere di sola realtà significa inaridirsi.
Bisogna trovare un equilibrio, mi dico. 

Ma quante carezze finte sembrano vere?
Quelle sono il problema. 
E penso che stia tutto lì.
Le risposte.
Le domande.
Le scelte. 
Le consapevolezze.


Ludovica

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