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Cari Amici Lettori,
Già da qualche giorno frequento più spesso l'alba.
E chi mi conosce, sa che è alquanto strano.
Ho sempre preferito godere del silenzio e del cupo fascino della notte.
E della possibilità di combinare quanti più pensieri il talamo possa attivare.
Si vive un'altra vita: si pensa, si compone, si disfa.
A volte si sogna, altre volte si immaginano cose che non esistono.
Le vedi lì davanti a te, così grandi ma anche tanto piccole.
La notte fa ritornare vive tutte quelle cose che giacciono chiuse nelle segrete della coscienza.
Ed è così che le albe bussano sulle mie palpebre pesanti e rugose.
Luminose e chiare, ed anche un po' egoiste.
I miei occhi che rincorrono il sole e che cercano nuovi luoghi per vederlo sparire e poi ricomparire.
La testa che fa male, il cuore che batte così forte che sembra scoppiare.
E il vento che porta sul viso il primo raggio di sole.
A volte ci vuole un istante, altre volte ci vogliono giorni per capire che occorre tutta la forza del mondo per tornare ad essere innocenti, e che ci vuole tutto il coraggio di cui si dispone per sentirsi leggeri, anche quando la vita ti schiaccia.
Ci sono emozioni che si sentono sempre forti, e ancora più forti rispetto a chi le crea.
Ci sono pensieri che spengono e che illuminano.
Ogni tanto torno da loro per poter guarire, per ascoltare quanto hanno da raccontare.
Ma non sempre tutto scorre come ci si aspetta.
Tutto è relativo. Può andare, venire, tornare, ripartire.
Accarezzare e pugnalare.
Ci sono emozioni che altro non sono che voli alti e pindarici, colpi bassi e curve a gomito, inciampi e intolleranze.
E forse è anche giusto ringraziarle.
Poi penso, però, che è sempre così difficile avere la capacità di prendere le distanze.
Con tutta la razionalità del mondo, si sceglie di tornare indietro per andare avanti.
Di decostruire un pensiero per cambiare prospettiva.
Si sceglie di confondersi per capirsi meglio.
Di lanciarsi per affidarsi.
Si sceglie di rinunciare a giustificare per definire.
Per dare un nome alle cose, alle persone e alle situazioni.
Impariamo a dosare a nostre spese negli anni.
A dare e a ricevere.
Ad imparare ad avere un equilibrio e a perderlo quando serve.
A scendere a compromessi e a non accontentarsi.
A preservarsi piuttosto che donarsi.
Che dagli errori si può imparare ma anche non imparare niente.
Ci sono persone che agiscono sempre per un loro credo.
Ed è importante averne uno nella propria vita, e agire secondo quello stesso credo, a non indietreggiare per evitare di soffrire, ad essere sfrontati nel crederci, a non curarsi del resto e ad avere la forza e la convinzione di renderlo possibile.
Ed è per questo che è importante conoscere se stessi.
Capire chi si è.
Di essere brave persone, buone e gentili.
Così da non aver bisogno di difendersi.
Ogni volta che cerchiamo di difenderci, chi vogliamo impressionare?
Che bisogno c'è di aspettarsi qualcosa dalle persone?
Come ci si esce, poi, da quella ingombrante delusione?
Che senso ha combattere per qualcosa o qualcuno che vuole abbatterti?
E quanto poi deludenti sono le aspettative che ci creiamo?
Si desidera sempre quel qualcuno che accenda la luce.
E che infranga la solitudine.
Con il quale sintonizzarsi.
E invece basta smettere di chiedere spiegazioni, così come inseguire le risposte.
Ma certi sentimenti vanno solo ascoltati meglio.
Che si può amare e si può anche odiare.
Che si può stare fermi e si può anche rischiare.
Perché niente è mai come sembra.
Anche le persone.
Perché se le cose accadono, o non accadono, c’è sempre un motivo.
Si può credere di amare un’idea, nebulosa e indefinita, poco limpida.
Si può credere di desiderare quello che non è.
Uno spazio di immaginario idealizzato.
Ci si convince così tanto di volerlo che, quasi, sembra animarsi.
Ma poi bisogna fare i conti con la delusione.
Con la durezza dello stomaco, con l’agire intorpidito.
Con le labbra serrate e gli occhi un po’ spenti.
Anche se poi mi dico che il vero pericolo non è soffrire, ma smettere di sentire.
Sogni e realtà esistono entrambi.
In certi momenti, l’uno prevale sull’altro.
Vivere di soli sogni significa isolarsi.
Vivere di sola realtà significa inaridirsi.
Bisogna trovare un equilibrio, mi dico.
E la notte si fa e si disfa, si piange e si ride, si crede e si trema.
All'alba rimane ciò che si salva, brilla solo ciò che si vuole illuminare, ci si nutre di quel che si necessita, non di quel che succede intorno a te ma di ciò che accade dentro di te.
E questo succede.
Succede quando sei a tuo agio con te stesso.
Quando dai ascolto alla tua pace e alla tua comprensione.
Quando togli la pressione di aspettarti qualcosa dagli altri.
Io lo sento il fiato sul collo della coscienza.
Perché tutti, alla fine, mostriamo il nostro valore.
E tutti, almeno un po', impariamo qualcosa, cosa abbiamo perso e cosa abbiamo vinto.
Se così si può dire.
Ludovica
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