Antei.
Cari Amici Lettori,
Credo si chiami consapevolezza, quella strana creatura che nasce, non come per magia ma con il duro lavoro, da quella sofferenza che per lungo tempo mi ha accompagnata.
Mi capita d’improvviso di mettere a fuoco e di sorprendermi dall’essere guarita.
Così, improvvisamente.
In mezzo alla strada e tra la gente e i suoi silenzi.
L’ho riconosciuta.
Alcune volte, ma non sempre, quando prendo l’autobus per tornare a casa, bussa alla mia porta una strana sensazione.
Tutte le ferite si chiudono.
E sentirsi guariti è una sensazione che in pochi hanno la fortuna di accogliere.
Perciò, quando appare, nella sua semplicità e nel suo stupore, è una sensazione preziosa da ricordare.
La strada guarisce tanto, solo chi osa percorrerla.
Io non ho mai smesso di cercarla.
Davvero mai.
E alla fine non è altro che il risultato dei passi in avanti, del tempo che passa, della costanza che ci metti per riprendere i tuoi spazi.
Chi sta fermo, non guarisce mai.
Chi non si muove, ha già scelto di non guarire.
In mezzo a chissà cos’altro, un certo fastidio non c’è più.
E lo vai a cercare fino in fondo, ma nulla, sparito.
E con quello, anche il male che ti ha fatto.
Ma come?
Accade.
Accade e basta.
Ultimamente ho imparato che per non bruciare, l’uomo deve scegliere. (O almeno così scriveva un grande poeta).
E quindi, è meglio scegliere quelle emozioni che non hanno avuto un vissuto e che non sono state mai riconosciute.
E amarle, e viverle, e lasciarsi trasportare.
Perché ci sono emozioni che non devono rispettare momenti giusti, ma che prendono quelli sbagliati e li fanno diventare perfetti.
Perché le emozioni riaccadono.
Riaccadono sempre.
E tornano a vivere di nuovo.
Anche per questo, ci vuole dedizione.
Ludovica
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